skip to Main Content
392-4810290 easyfranchising@mypec.eua         English EN French FR German DE Italian IT Spanish ES

Gli aspetti contabili e fiscali del contratto di franchising

L’argomento di questa settimana è particolarmente delicato in quanto, per un buon andamento dell’attività, è basilare mantenere una buona contabilità e fiscalità.

Stiamo vivendo un momento particolarmente attivo nel mondo delle attività in franchising perché moltissimi giovani e non solo, resisi conto che il vecchio “posto fisso” è ormai una chimera, cercano di aprire delle attività ma, spessissimo, non hanno le giuste conoscenze del settore e preferiscono, quindi, affidarsi ad un franchising , che gli dovrebbe trasmettere, oltre al Know how aziendale, una serie di informazioni per la gestione della sua attività.

Chiaramente, il mio primo consiglio è quello di rivolgersi da subito ad un consulente esperto ( caf/commercilista) che, analizzato il tipo di attività che vuole intraprendere il cliente, lo consiglia sul tipo di ditta/società da costituire e sul tipo di gestione fiscale.

aspetti contabili e fiscali del contratto di franchising

Ma l’argomento di oggi, in verità, non parla della fiscalità/contabilità in generale ma, di quanto previsto nel contratto di franchising .

Ci sono chiaramente varie situazioni che si possono incontrare, dovute al settore (servizi/produzione/rivenditore) ed alla gestione interna del Franchisor.

Come sempre, converrà fare qualche esempio per facilitare la comprensione.

Affiliazione ad una società di servizi ( agenzia immobiliare / pratiche auto / assistenza anziani / agenzia di viaggi / ecc…)

In questo caso il franchisee, a seconda del franchisor scelto, dovrebbe pagare una entry fee ed una royalty mensile, ma non sempre è così.

Ci sono casi, come nelle agenzie di viaggio, che il franchisor, che spessissimo è un tour operator, ha interesse a vendere velocemente i pacchetti vacanza che a sua volta ha acquistato, quindi, per non mettere troppi vincoli ai potenziali franchisee, non chiede la entry fee e spesso non chiede neanche la royalty mensile.

Il franchisee fa la funzione di intermediario ed il suo guadagno è una % sul pacchetto venduto.

Nel caso delle Agenzie Immobiliari invece, si usa chiedere sia la entry fee, che dovrebbe essere proporzionata alla storicità ed alla estensione del brand, sia la royalty mensile , che può essere una quota fissa, oppure una % sul fatturato (poco usata per la difficoltà di controllo da parte del franchisor, oppure una % ma con un minimo garantito).

Affiliazione ad una società di produzione ( negozi di abbigliamento, di intimoaccessori modacaffè, cibo per animali, panetterie, ecc…).

In questo caso se il franchisor è un vero produttore, non dovrebbe chiedere una entry fee, o comunque dovrebbe essere minimale, perché il suo interesse è creare una serie di negozi che vendono ciò che produce.

La royalty, tranne casi eccezionali, non è richiesta, per lo stesso motivo indicato sopra.

In taluni casi, il franchisor concede il conto vendita o la formula del reso ma con garanzie bancarie.

Affiliarsi a rivenditori/grossisti ( telefonia, prodotti tipici, distributori automatici, librerie, caffetterie, ecc…).

In questo caso , quasi sempre viene richiesta una entry fee, proporzionata alla conoscenza del brand.

Per quanto concerne la royalty, anche in questo caso, come per i franchisor di servizi, ci sono 3 casi:

  • Royalty fissa mensile
  • Royalty in % sul fatturato
  • Royalty in % sul fatturato , con un minimo garantito.

Abbiamo fatto un veloce panoramica sui tipi di affiliazione, sulle entry fee e sulle royalties, dove si evince che il franchisee deve sempre essere un soggetto giuridico.

Preciso quanto sopra, che può sembrare scontato, perché molti potenziali franchisee, in fase di primo colloquio, chiedono se devono aprire una partita iva! Certamente si, non si può pensare di iniziare un attività , per di più all’interno di un franchising , senza aver aperto la partita iva.

Per “aprire una partita iva”, non si intende obbligatoriamente aprire una ditta individuale, potrebbe anche essere sotto forma di società.

Un’altra domanda frequente , da parte dei potenziali franchisee è: che tipo di partita iva mi consiglia?

La risposta, seppur apparentemente facile , ha varie sfaccettature in quanto è importante comprendere il tipo di attività in franchising , che volumi annuali può generare , se l’affiliazione la si vuole fare da soli o con dei soci, se si vuole usare una società già operante in altro settore.

In generale ( ogni caso andrebbe visto con il proprio commercialista) se l’attività in franchising che si intende aprire , prevede un fatturato lordo sotto i € 150.000, si potrebbe ipotizzare una ditta individuale, se si ha uno o più soci, ma non è un attività con grandi numeri, potrebbe convenire una srls, che ha costi minimi per la costituzione, se l’attività prevede fatturati più importanti, allora la soluzione più gettonata è la srl.

Le società di persona sono sempre meno usate, perché molti non amano pensare che se qualche cosa dovesse andare storto, ne risponderebbero in prima persona con i propri beni personali, in solido con gli altri soci.

Se il neo franchisee svolge già una altra attività , si potrebbe pensare a mantenere la società già esistente, ampliando, ove occorre, l’oggetto sociale , aprendo un secondo codice Ateco e creando una fatturazione parallela che al momento della dichiarazione dei redditi si riunisce nel modello unico.

In questo caso specifico è fortemente consigliato sentire la consulenza del proprio commercialista perché se la prima attività è già in uno scaglione di tassazione alto, trascinerebbe nello stesso scaglione anche la neo attività in franchising.

Infine, l’altra domanda frequentissima tra i potenziali franchisee è la richiesta di un finanziamento, anche quando il neo affiliato avrebbe la forza economica per affrontare l’apertura.

In generale, se il sistema bancario aiutasse i neo franchisee, sarebbe opportuno prendere un finanziamento, che copra , il 50/75% dell’importo necessario per effettuare l’apertura.

In questo caso si porterebbero gli interessi passivi in detrazione e si lascerebbe una parte delle proprie riserve economiche in un fondo di riserva, per sopperire agli incassi modesti dei primi tempi, che spesso non coprono le spese mensili o per effettuare delle campagne pubblicitarie atte a farci conoscere nella zona di riferimento.

In tutti i casi fin qui citati è necessario leggere attentamente il contratto di franchising, per vedere se quanto detto dal franchisor è regolamentato dal contratto.

Come sempre, sconsiglio il fai da te, rivolgersi ad una buona società di consulenza può avere dei costi, ma eviterà errori ben più gravi.

G. Piersanti
Director Easy Franchising
g.piersanti@easyfranchising.eu

 

0 Condivisioni
x

Utilizziamo i cookies per offrirti la migliore esperienza online.. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookies

Accetto Rifiuto Altre info su Cookie e Privacy
Back To Top